Capire il sistema fiscale italiano significa sapere come le imposte incidono su reddito, risparmio e rendimento netto. Scopri in modo chiaro quanto resta effettivamente dei propri interessi dopo le tasse e perché conoscere il fisco aiuta a gestire meglio le proprie finanze.
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Le tasse finanziano servizi pubblici essenziali e garantiscono la coesione sociale. Sono lo strumento con cui ogni cittadino contribuisce al benessere collettivo.
Le imposte incidono direttamente sugli interessi e sui rendimenti finanziari. Conoscere la significa comprendere quanto resta effettivamente dopo le imposte.
Capire come funziona il sistema fiscale aiuta a gestire reddito e risparmi con maggiore equilibrio. La conoscenza è la base della fiducia e della pianificazione finanziaria responsabile.
Le tasse, o più in generale le imposte, sono lo strumento con cui lo Stato raccoglie risorse per finanziare la collettività. Servono a garantire servizi pubblici come sanità, istruzione, infrastrutture e sicurezza. Ogni cittadino partecipa in misura proporzionata alle proprie possibilità, secondo il principio di capacità contributiva previsto dalla Costituzione italiana. Le imposte non incidono solo sul reddito, ma anche su forme di patrimonio e risparmio.
Il sistema fiscale italiano si fonda su un equilibrio tra reddito, consumo e risparmio. Le imposte dirette, come l’IRPEF, colpiscono il reddito delle persone fisiche in base alla loro capacità economica. Le imposte indirette, come l’IVA e le imposte indirette, gravano invece sui consumi. A queste si aggiungono le imposte reali, come l’IMU, applicate al possesso di beni immobili.
Anche i rendimenti finanziari, come gli interessi su conti deposito o fondi di investimento, sono soggetti a un’imposta sostitutiva del 26,00 %, trattenuta direttamente dalla banca. Per i titoli di Stato, l’aliquota è ridotta al 12,50 %. Questo meccanismo – chiamato tassazione dei risparmi – consente ai risparmiatori di conoscere da subito il proprio rendimento netto dopo le imposte.
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Il sistema fiscale italiano è organizzato su più livelli di governo – Stato, Regioni e Comuni – che collaborano per raccogliere le imposte e distribuire le risorse. Questa struttura multilivello garantisce che le entrate fiscali finanzino sia i servizi nazionali sia quelli locali, come sanità, istruzione, trasporti e infrastrutture.
Lo Stato definisce la politica fiscale generale e gestisce le principali imposte nazionali, come l’IRPEF e l’IVA. Attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Agenzia delle Entrate, coordina la riscossione, il controllo e la destinazione delle imposte.
Le decisioni statali influenzano direttamente il reddito netto dei cittadini e la loro capacità di risparmio. Le modifiche alle aliquote IRPEF o IVA, ad esempio, incidono sul reddito disponibile e sul potere d’acquisto.
Le Regioni italiane godono di autonomia finanziaria e possono applicare addizionali regionali sull’IRPEF, cioè percentuali aggiuntive che variano da territorio a territorio. Queste entrate vengono utilizzate per finanziare servizi locali come il trasporto pubblico, la sanità e la formazione professionale.
Le differenze tra regioni possono quindi riflettersi nel reddito netto dei contribuenti, influenzando indirettamente anche la capacità di risparmio e consumo.
I Comuni gestiscono tributi propri, come l’IMU (imposta municipale sugli immobili) e la tassa sui rifiuti. Le entrate comunali servono a mantenere i servizi di prossimità – pulizia urbana, illuminazione, manutenzione stradale – e a migliorare la qualità della vita quotidiana.
Anche se di entità minore rispetto alle imposte statali, le imposte comunali incidono in modo concreto sul bilancio familiare e sui costi fissi della casa. La collaborazione tra i diversi livelli di governo garantisce un sistema coerente e trasparente.
Ogni livello – statale, regionale e comunale – contribuisce a finanziare servizi diversi, ma complementari. Capire come operano insieme aiuta a interpretare meglio l’effetto complessivo della tassazione sul proprio reddito e sulle proprie finanze.
Le imposte in Italia si dividono in diverse categorie, a seconda di ciò che viene tassato e di come viene calcolata la base imponibile. Capire questa distinzione aiuta a interpretare meglio il proprio carico fiscale e a comprendere l’effetto delle tasse su reddito, consumi e risparmi.
Le imposte dirette si applicano al reddito e al patrimonio del contribuente, in modo proporzionale alla sua capacità economica. Esempi principali sono l’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) e l’IRES (imposta sul reddito delle società).
Le imposte indirette, invece, colpiscono i consumi e le transazioni economiche. Tra queste, l’IVA (imposta sul valore aggiunto) è la più comune e si applica sul prezzo finale dei beni e dei servizi. Chi desidera approfondire il funzionamento delle imposte sui consumi può consultare la sezione dedicata a IVA e imposte indirette. Tra le imposte indirette rientra anche l'imposta di bollo su determinati prodotti finanziari e conti.
L’imposta patrimoniale colpisce il possesso di beni o valori, indipendentemente dal reddito o dal consumo. Esempi sono l’IMU (imposta municipale sugli immobili) e la IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie detenute all’Estero).
La IVAFE si applica al valore dei conti correnti, depositi bancari, strumenti finanziari e altre attività detenute all’estero da soggetti fiscalmente residenti in Italia. È quindi una tassa sul patrimonio finanziario, e non un’imposta diretta sul reddito né un’imposta indiretta sui consumi. Il suo scopo è assicurare una tassazione equa tra il patrimonio detenuto in Italia e quello all’estero.
Le imposte reali si riferiscono a un bene o a un reddito specifico, indipendentemente dalle condizioni personali del contribuente. Un esempio è l’IMU, che colpisce il valore degli immobili di proprietà.
Le imposte personali, invece, tengono conto della situazione economica e familiare del contribuente. L’IRPEF è l’imposta personale per eccellenza, perché si basa sul reddito complessivo e sulle detrazioni riconosciute.
Le imposte progressive aumentano all’aumentare del reddito, garantendo un principio di equità fiscale: chi guadagna di più, contribuisce di più Le imposte proporzionali, come l’IRES, applicano invece la stessa aliquota indipendentemente dal reddito.
Le imposte regressive hanno un impatto relativamente maggiore sui redditi più bassi, come accade per alcune imposte sui consumi.
Diretta | IRPEF, IRES | Reddito o patrimonio | Colpisce la capacità contributiva |
Indiretta | IVA | Consumi e transazioni | Incide sui prezzi finali |
Patrimonale | IMU, IVAFE | Valore del bene o delle attività finanziarie | Colpisce il possesso di ricchezza |
Reale | IMU | Valore del bene | Indipendente dal reddito |
Personale | IRPEF | Situazione del contribuente | Tiene conto di detrazioni |
Progressiva | IRPEF | Aumenta con il reddito | Riduce le disuguaglianze |
Proporzionale | IRES | Aliquota fissa | Uguale per tutti |
Regressiva | Alcune imposte sui consumi | Diminuisce con il reddito | Maggior peso sui redditi bassi |
Conoscere la classificazione delle imposte aiuta a interpretare meglio come il fisco incide sulla vita economica quotidiana Le imposte dirette riducono il reddito disponibile, quelle indirette influiscono sui consumi e quelle sui risparmi determinano il rendimento netto.
Capire questo equilibrio è fondamentale per gestire in modo più consapevole le proprie finanze.
Le principali imposte in Italia si suddividono in cinque grandi categorie: sul reddito, sulle società, sui consumi, sugli immobili e sui risparmi. Ognuna risponde a una diversa finalità economica, ma tutte concorrono al finanziamento dello Stato e al mantenimento dei servizi pubblici.
Le imposte principali includono:
IRPEF – imposta progressiva sul reddito delle persone fisiche.
IRES – imposta proporzionale sul reddito delle società.
IVA – imposta sul valore aggiunto (22,00 % ordinaria).
IVAFE – Imposta sul patrimoniale (0,20 % del valore dell'investimento o una commissione fissa di 34,20 €)
Imposta di bollo – imposta indiretta (0,20 % del valore dell'investimento o una commissione fissa di 34,20 €)
IMU – imposta reale sul possesso di immobili.
L’IRPEF è la principale imposta diretta e colpisce il reddito delle persone fisiche. È progressiva, quindi chi guadagna di più paga una percentuale maggiore.
L’imposta si applica su redditi da lavoro dipendente, autonomo, pensione e capitale. Le detrazioni e deduzioni riconosciute riducono l’imposta effettiva, in base alla situazione familiare ed economica.
L’IRES si applica ai redditi delle società e degli enti con personalità giuridica. È un’imposta proporzionale, con aliquota fissa del 24,00 % sul reddito d’impresa netto. Serve a garantire una partecipazione equa delle imprese al finanziamento della spesa pubblica. Eventuali agevolazioni o deduzioni sono stabilite annualmente dal legislatore.
L’IVA è l’imposta indiretta che colpisce i consumi di beni e servizi. Si applica sul valore aggiunto generato in ogni fase della produzione e distribuzione. L’aliquota ordinaria è del 22,00 %, con aliquote ridotte del 10,00 % e del 5,00 % per beni di prima necessità. Ulteriori informazioni sono disponibili nella sezione dedicata a IVA e imposte indirette.
L'IVAFE è un'imposta sulle attività finanziarie detenute all'estero da persone fiscalmente residenti in Italia. Per i prodotti finanziari detenuti all'estero, ad esempio titoli o fondi di investimento, è attualmente applicata un'imposta pari allo 0,20 % del valore dell'investimento. Per i conti o i depositi a risparmio detenuti all'estero, l'aliquota è pari a una commissione fissa di 34,20 € per conto.
L’Imposta di bollo è un’imposta applicata a determinati prodotti finanziari e conti. Riguarda, tra l’altro, conti bancari, depositi titoli e prodotti di risparmio, e viene solitamente addebitata annualmente o trimestralmente dall’istituto finanziario.
L’aliquota è generalmente pari allo 0,20 % del valore del deposito all’anno, mentre per i conti correnti è spesso previsto un importo fisso di 34,20 €. Per gli investitori ciò significa che l’Imposta di bollo incide direttamente sul rendimento netto di un prodotto di risparmio italiano – si tratta quindi di un onere aggiuntivo sul capitale investito, non sui rendimenti ottenuti.
Buono a sapersi: l'IVAFE e l'imposta di bollo hanno lo stesso importo, ma si tratta di due tipi di imposta diversi.
L’IMU è un’imposta reale che grava sul possesso di beni immobili. È gestita dai Comuni, con aliquote che variano localmente entro limiti stabiliti dallo Stato. Si applica principalmente sulle seconde case e sugli immobili a uso commerciale. Le abitazioni principali, invece, sono in molti casi esenti.
In Italia i rendimenti finanziari – come interessi bancari, dividendi e plusvalenze – sono soggetti a un’imposta sostitutiva del 26,00 %, trattenuta direttamente dalla banca. Per i titoli di Stato l’aliquota è ridotta al 12,50 %.
Questo sistema, chiamato tassazione dei risparmi, garantisce semplicità e trasparenza: il risparmiatore riceve direttamente il rendimento netto delle imposte. Approfondimenti su questo tema nella sezione Tassazione dei risparmi.
Ogni categoria di imposta contribuisce in modo diverso al bilancio pubblico:
l’IRPEF e l’IRES si concentrano sul reddito,
l’IVA riguarda i consumi,
l’IMU il patrimonio immobiliare,
e le imposte sui risparmi il capitale investito.
Insieme, rappresentano il cuore del sistema fiscale italiano e mostrano come ogni fonte di reddito partecipi al finanziamento della collettività.
Il sistema fiscale italiano distingue diverse tipologie di reddito, ognuna con regole di tassazione specifiche. Conoscere queste differenze aiuta a comprendere come il fisco incide sul reddito disponibile e sui risparmi personali. Il fisco italiano distingue quattro categorie di reddito:
Lavoro dipendente e autonomo: soggetto a IRPEF, con trattenuta diretta o autoliquidazione.
Capitale e risparmi: tassati alla fonte con imposta sostitutiva.
Immobili: locazioni soggette a IRPEF o cedolare secca (21,00 % / 10,00 %).
Plusvalenze e altri redditi: tassati al 26,00 %.
Ogni reddito contribuisce al bilancio pubblico secondo il principio di proporzionalità.
I redditi da lavoro dipendente comprendono stipendi, salari e pensioni e sono soggetti all’IRPEF, trattenuta direttamente in busta paga dal datore di lavoro. L’imposta è calcolata in base a scaglioni di reddito progressivi e include eventuali addizionali regionali e comunali.
I redditi da lavoro autonomo derivano da attività professionali o artistiche svolte in modo indipendente. In questo caso il contribuente deve calcolare e versare autonomamente le imposte, includendo detrazioni e spese deducibili.
I redditi da capitale rappresentano una categoria distinta rispetto al reddito da lavoro, perché derivano dall’impiego del proprio denaro in strumenti finanziari o depositi bancari. La logica fiscale che li regola è diversa: non si tassa il capitale in sé, ma il rendimento prodotto – cioè l’interesse, il dividendo o la plusvalenza ottenuti.
In Italia, la tassazione di questi rendimenti avviene in forma sostitutiva, con trattenuta alla fonte da parte dell’intermediario finanziario, quando si tratta di investimenti italiani. Nel caso di investimenti esteri, invece, l’imposta non viene trattenuta automaticamente: il cliente deve dichiarare i rendimenti nella propria dichiarazione dei redditi, analogamente a quanto avviene in altri Paesi.
La struttura è pensata per semplificare gli adempimenti e garantire trasparenza: chi risparmia sa esattamente quale rendimento netto ottiene, indipendentemente dal tipo di strumento scelto – che si tratti di un conto deposito, un fondo o un titolo di Stato.
I redditi immobiliari derivano dal possesso o dalla locazione di immobili. Chi concede un immobile in affitto può scegliere tra la tassazione ordinaria IRPEF o la cedolare secca, un’imposta sostitutiva con aliquota del 21,00 % (o 10,00 % per i contratti a canone concordato).
Per le proprietà non affittate si applica invece l’IMU, imposta reale sul valore catastale dell’immobile. Maggiori dettagli sulla cedolare secca e sulla dichiarazione dei redditi immobiliari sono disponibili nella sezione Dichiarazione dei redditi.
Rientrano tra i redditi diversi i guadagni occasionali, le vincite e le plusvalenze derivanti dalla vendita di beni o titoli finanziari. Le plusvalenze su strumenti finanziari sono tassate con un’imposta sostitutiva del 26,00 %, mentre quelle sugli immobili dipendono dal periodo di possesso.
Questa categoria ha funzione residuale e garantisce che ogni forma di reddito, anche non continuativa, contribuisca in modo equo al sistema fiscale. Ogni tipologia di reddito contribuisce in modo differente al bilancio dello Stato.
Le imposte sul lavoro incidono sul reddito disponibile, quelle sui risparmi influenzano il rendimento netto e quelle immobiliari riguardano il patrimonio personale Capire queste differenze permette di interpretare meglio l’effetto complessivo delle tasse sulle proprie finanze.
La dichiarazione dei redditi è il documento con cui i contribuenti comunicano allo Stato i propri redditi, le imposte dovute e gli eventuali crediti fiscali. Serve a garantire la trasparenza del sistema e a verificare che ciascuno contribuisca in base alla propria capacità economica.
Sono tenuti a presentare la dichiarazione tutte le persone fisiche, le società e gli enti che hanno percepito redditi nel corso dell’anno precedente. Sono invece esonerati coloro il cui reddito è già stato tassato alla fonte – ad esempio i lavoratori dipendenti con un unico datore di lavoro e senza ulteriori detrazioni. La dichiarazione consente di calcolare l’imposta effettiva dovuta e di recuperare eventuali somme versate in eccesso.
In Italia esistono due modelli principali per la dichiarazione dei redditi delle persone fisiche. Il modello 730 è riservato ai lavoratori dipendenti e ai pensionati e consente di ricevere eventuali rimborsi direttamente nella busta paga o nella pensione.
Il modello Redditi PF (Persone Fisiche) è destinato ai contribuenti con redditi più complessi, come quelli da lavoro autonomo o da capitale. Entrambi possono essere compilati anche in versione precompilata, disponibile sul portale dell’Agenzia delle Entrate.
Il termine ordinario per l’invio del modello 730 è il 30 settembre di ogni anno, mentre per il modello Redditi PF la scadenza è fissata al 31 ottobre La trasmissione avviene in formato digitale, tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate o attraverso intermediari abilitati. Questo sistema garantisce tracciabilità, riduzione degli errori e maggiore efficienza amministrativa.
Chi preferisce affidarsi a professionisti può rivolgersi ai CAF (Centri di Assistenza Fiscale) o a consulenti fiscali abilitati. Questi soggetti verificano la correttezza dei dati, calcolano le imposte e inviano la dichiarazione per conto del contribuente. Se vengono riscontrati errori, è possibile presentare una dichiarazione correttiva entro i termini previsti dalla legge. Eventuali rimborsi vengono accreditati direttamente sul conto corrente indicato.
La dichiarazione dei redditi non è solo un obbligo, ma un momento di trasparenza e controllo nel rapporto tra cittadini e Stato. Aiuta a verificare la correttezza delle imposte versate e a comprendere meglio come il fisco incide sul proprio reddito netto. Per chi risparmia o investe, significa anche conoscere con precisione l’impatto fiscale sui rendimenti.
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Nota di conformità: Le informazioni contenute in questa pagina hanno scopo puramente informativo e non costituiscono consulenza fiscale o finanziaria. Sono basate su fonti pubbliche e aggiornate al momento della redazione. Eventuali modifiche normative possono influire sulle regole di tassazione descritte.
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Tutti i tassi d’interesse indicati sono Tassi Annu i Equivalenti (TAE), salvo diversa indicazione esplicita. Il TAE mostra quale sarebbe il tasso d’interesse se gli interessi fossero corrisposti e capitalizzati una volta all’anno. Ciò consente di confrontare più facilmente il rendimento che si può ottenere dai propri risparmi nel tempo.